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Principi per una psicoterapia spirituale nei pazienti con neoplasia maligna avanzata

Vari studi clinici nell’ambito della Psico-oncologia hanno messo in evidenza nei pazienti affetti da neoplasia maligna una progressiva perdita della capacità di provare piacere e della sensibilità spirituale (1-5), a tal punto che l’anedonia, vale a dire l’assenza di sensibilità per il piacere, rappresenta di fatto il sintomo psichico più frequente nel paziente oncologico avanzato, sintomo questo presente spesso fin dagli stadi iniziali della malattia (6).
Infatti, mentre il sintomo dolore può essere presente o non, ed in genere interessa circa la metà dei pazienti oncologici, la tendenza alla progressiva perdita della capacità di provare piacere tende a caratterizzare la quasi totalità dei malati oncologici, sia a causa del decorso clinico della malattia neoplastica che quale conseguenza dei vari trattamenti anti-cancro di tipo chemioterapico e radioterapici.

Il dato psichico della perdita della capacità di provare piacere e della diminuita sensibilità spirituale non ha solamente una rilevanza psicologica, bensì infuenzerebbe anche la prognosi della malattia, condizionando esso la funzionalità stessa della risposta immunitaria anti-tumorale (7,8), dalla cui effcienza o meno dipende appunto lo stesso decorso clinico della patologia neoplastica (9, 10).
In particolare, è stato dimostrato che la presenza nel paziente oncologico del sintomo psichico dell’auto-punizione inconscia si associa ad una aumentata attività dei linfociti T regolatori (T reg), in grado di sopprimere la risposta immunitaria anti-tumorale, con conseguente prognosi peggiore (11). Il quadro psicologico caratterizzante il paziente con neoplasia avanzata sarebbe pertanto l’espressione e la conseguenza di un alterato controllo psiconeurochimica della stessa risposta immunitaria anti-cancro.

Alla luce delle recenti scoperte nell’ambito della Psiconeuroimmunologia, l’alterazione psiconeurochimica più rilevante e caratterizzante la stessa malattia tumorale consisterebbe nella presenza di un iper-tono oppiode cerebrale in associazione ad una ipo-attività cannabinergica cerebrale (12-13).
È stato infatti dimostrato sia a livello sperimentale che clinico che l’effetto stimolatorio o comunque promuovente dello stress o della depressione sulla crescita tumorale è mediato innanzitutto da una iperattività del sistema oppioide cerebrale, in particolare del sistema mu-recettoriale, come confermato dal fatto che la sommistrazione di antagonisti oppioidi di tipo -mu, quali il naloxone ed il nalexone, è in grado di contrastare l’azione stimolatoria dello stress sull’insorgenze e diffusione tumorale (14).
Meno studiato è invece lo stato di funzionalità del sistema cerebrale di tipo cannabinergico nel paziente oncologico, anche se studi preliminari parrebbero suggerire l’esistenza di una ridotta funzionalità cannabinoide nelle patologie neoplastiche (12).
Del resto, dato il ruolo fondamentale delle sostanze cannabinergiche endogene, in particolare dell’anandamide e della 2-glicerol-amide, nella stimolazione della induzione e della amplifcazione del piacere, è verosimile che l’anedonia del paziente oncologica sia da attribuire almeno in parte ad un difetto concomitante nella funzionalità del sistema cannabinergico encefalico (12).

Dal punto di vista psicoterapeutico, il problema nelle malattie neoplastiche non è allora più soltanto quello di supportare il vissuto psichico del paziente, in definitiva di contribuire a fare accettare al paziente la propria malattia ed a convivere con essa, quanto piuttosto quello di contribuire alla correzione dei due principali deficit nella vita psico-spirituale dell’ammalato oncologico, vale a dire la perdita della sensazione del piacere e della sensibilità spirituale, scopo questo da percorrere ovviamente in associazione ai vari possibili approcci terapeutici di tipo farmacologico, purchè questi ultimi tengano presente le più recenti conoscenze in ambito psicoimmunologico, diversamente l’approccio psicoterapico e farmacologico sarebbero diffcilmente conciliabili fra loro in una sola visione olistica dell’atto terapeutico della malattia cancro.

Ora, parlare di piacere in ambito medico e più specificatamente in ambito oncologico, non rappresenta soltanto la semplice analisi di un sintomo clinico, bensì comporta inevitabilmente come premessa una reinterpretazione del significato stesso e del senso del piacere, avendo la cultura d’Occidente contrapposto implicitamente fra loro a livello di immaginario collettivo la ricerca spirituale, o più in generale il tema della conoscenza, e quella del piacere quale stato di essere.
Infatti,come evidenziato bene per la prima volta da Nietzsche ed in seguito dallo stesso Freud, la contrapposizione fra Piacere e Coscienza morale o addirittura fra Piacere e Conoscenza  e fra Piacere e Spiritualità, rappresenta il carattere più tipico della tradizione culturale giudaico-cristiana, quando invece nessuna Filosofia, né nessuna Teologia, né nessuna Scienza potrebbero mai dimostrare la superiorità spirituale, o in termini di conoscenza, della Sofferenza rispetto al Piacere.

Sarebbe pertanto opportuno che la prassi medica tenga presente l’esistenza nel paziente di una inconscia contrapposizione fra piacere e dimensione religiosa, data l’importanza del vissuto psicospirituale nell’infuenzare la storia clinica della malattia neoplastica, evidenza questa che nessun oncologo mentalmente chiuso avrebbe ormai più il coraggio di contestare, né la capacità di confutare.
Sarebbero stati necessari diversi decenni o più per superare la non più ontologicamente sostenibile contrapposizione fra Piacere e Spiritualità, se non fossero intervenute a fare chiarezza le recenti scoperte della Psicoimmunologia, la quale ha all’opposto dimostrato che è identica la mediazione chimica della percezione del piacere e della espansione spirituale della coscienza, consistente innanzitutto nella attività del sistema cannabinergico cerebrale e della ghiandola pineale, la cui alterata funzionalità comporta inevitabilmente uno scadimento sia della percezione del piacere che della sensibilità spirituale (12,15). Se infatti fosse reale a livello psico-biologico l’antitesi fra piacere e spiritualità, ci si sarebbe dovuta attendere nel paziente oncologico l’esistenza di una associazione fra un  difetto nella percezione del piacere ed una compensatorio aumento della sensibilità spirituale, che gli studi clinici di Psico-oncologia hanno invece escluso.

Sta di fatto che la viziatura culturale del piacere condiziona pesantemente, in quanto espressione dell’inconscio collettivo e dell’immaginario collettivo, il vissuto psicologico dell’ammalato di tumore, come attestato dal fatto che il più delle volte la reazione psichica del paziente si traduce in due atteggiamenti opposti, ma entrambi erronei, in quanto scientifcamente non utili ai fini della generazione di una efficace risposta immunitaria anti-tumorale, dal momento che ad un cambiamento nel vissuto psicologico e spirituale dell’ammalato corrisponde una parallela modificazione nella regolazione psiconeuroendocrina della stessa risposta immunitaria. Essendo stato dimostrato che sensibilità spirituale e percezione del piacere attivano l’immunità anti-tumorale, mentre lo stato nevrotico di chiusura in se stessi e la repressione del piacere sopprimono la risposta immunologica anti-cancro.

Dal punto di vista della reazione psico-spirituale, alla diagnosi di cancro il paziente ateo potrà reagire aprendosi ad un vago senso di religiosità, che il più delle volte non va al di là del riconoscimento di un generico Dio cosmico, mentre all’opposto la persona religiosa, ma non salda, né auto-cosciente della propria fede, potrebbe reagire negando definitivamente ogni idea di Dio, sentendosi ingiustamente colpita dalla malattia. Tutti queste solo apparentemente diverse tipologie di comportamento psicologico presentate dall’ammalato neoplastico sono certamente almeno in parte da ricondurre alla contrapposizione, inscritta nell’inconscio come con “stilo di ferro”,  fra Piacere e Spiritualità, quindi fra riscoperta del piacere ed espansione spirituale di coscienza. A causa di questa contrapposizione inconscia, fino ad ora nessun tipo di orientamento psico-oncologico ha stranamente proposto come forma elettiva di approccio psicologico alla malattia cancro una metodologia psicoterapica fondata sulla più semplice, innocente ed ovvia, sia sul piano filosofco che scientifico, soluzione, quella di riscoprire il piacere, dalle cose più piccole come un bicchiere di vino alle esperienze più grandi, come esperienza spirituale, non più solo materiale, dal momento che la coscienza spirituale della persona umana è presente in ogni atto della persona, fisico o mentale che sia.

Tutto questo può essere sintetizzato nella formula: “ Riscoprire e vivere il piacere come esperienza dello spirito”.

La formula è di fatto una auto-evidenza, che apre alla necessità di considerare anche la tematica del piacere nelle terapie del paziente oncologico e non più del solo dolore. Infatti, essendo presente nel paziente oncologico sia la sofferenza del dolore che l’assenza di piacere, vera terapia palliativa sarà solo quella che si rivelerà in grado di curare il dolore ed indurre il piacere, o quanto meno rieducare ad esso. Ma essendo a sua volta la ridotta capacità di vivere il piacere associata nel paziente oncologico ad una progressivamente ridotta sensiblità spirituale, il piacere non potrà essere riscoperto in altro modo se non in associazione ad un concomitante recupero della sensibilità spirituale, non più come fatto religioso, bensì come auto-coscienza della stessa identità ultima dell’essere umano.
Questa nuova concezione psicoterapica oncologica dischiude a sua volta al tema più generale del concetto di Spiritualità, in particolare se debba essere concepita come un aspetto della Psicologia o all’opposto come una nuova Scienza, in altre parole se lo spirito sia una realtà diversa o non dalla psiche.

Recenti orientamenti psicologici depongono a favore di una differenziazione fra Psicologia e Spiritualità, non solo, ma anche fra Spiritualità e Religiosità, concependo la religiosità come una delle modalità in cui può manifestarsi la propria identità spirituale (16-17). Certamente la spiritualità non può clinicamente essere relegata ad una semplice aggiunta al normale iter diagnostico e terapeutico oncologico, bensì deve all’opposto contribuire a  trasformare nell’intimo il senso stesso del processo di cura e di guarigione. Ma quella di una possibile Clinica della Spiritualità è al momento attuale dell’evoluzione delle Sociologie umane null’altro se non un nuovo orizzonte.

 

Bibliografia

1 Messina G, Anania S., Bonomo C, Veneroni L, Andreoli A, Mameli F, Ortolina C, De Fabritiis, Gaffuri M, Imbesi F, Moja E. “The importance of  spirituality in supportive care”, International Journal of Yoga, vol. 4: 33-38, 2011

2 Messina G., Bartolacelli E., Lissoni P. Carta I, Brivio F, Fumagalli L, Gardani GS. “Psychological investigation in cancer patients: response to the Rorschach’s test in relation to the histotype of tumours”, The Italian Journal of Psychiatry and Behavioural Sciences,  3:59-63, 2005

3 Messina G., Lissoni P., Bartolacelli E, Tancini G, Villa S, Gardani GS, Brivio F.“A psychoncological study of lymphocyte subpopulations in relation to pleasure-related neurobiochemistry and the profle to Rorschach’s test in early or advanced cancer patients”, Journal of Biological Regulators and Homeostatic Agents, 17: 322-6, 2003

4 Lissoni P., Messina G., “La psicologia nelle malattie tumorali”, Natur Editore , 2004

5 Lissoni P., Messina G., Vaghi M., Bartolacelli E, Massarenti L, Trabattoni P, Meregalli P, Meregalli M, Gavazzeni C, Rovelli F, Tancini G, Gardani GS.“A Psychoneuroendocrine Study of Brain Dopaminergic Sensitivity in Locally Limited or Metastatic Cancer Patients”, In Vivo, 18:647-650, 2004

6 Lissoni P., Malugani F, Manganini V, Ardizzoia A, Gardani GS, Bartolacelli E, Messina G., Tancini G. “Psychoncology and cancer progression-related alterations of pleasure-associated neurochemical system: abnormal neuroendocrine response to apomorphine in advance cancer patients”, Neuroendocrinal Lett, vol. 24, pp.50-53, 2003

7 Lissoni P., Messina G., Balestra A., Colciago M., Brivio F., Fumagalli L., Fumagalli G., Parolini D., “Effcacy of cancer chemiotherapy in relation to synchronization of cortisol rhythm, immune status and psychospiritual profile in metastatic non-small cell lung cancer”, In vivo 22: 257-262, 2008

8 Lissoni P, Messina G, Parolini D, Balestra A, Brivi F, Fumagalli L, Vigorè L and Rovelli F “A Spiritual Approach in the Treatment of Cancer: Relation between Faith Score and Response to Chemotherapy in Advanced Non-small Cell Lung Cancer Patients”, In Vivo 22:577-82, 2008

9 Messina G, lissoni P, Marchiori P, Bartolacelli E, Brivio F, Magotti L. “Enhancement of the effcacy of cancer chemotherapy by the pineal hormone melatonin and its relation with the psychospiritual status of cancer patients”. Journal of Researches in medical Sciences, 15: 3, 2010.

10 Messina G. “Lo Spirito in aiuto dei tumori”. Vita e Salute, 4-7, giugno 2010

11 Messina G., Lissoni P., Bartolacelli E., Magotti L., Clerici M., Marchiori P, Colombo E: “Relationship between Psychoncology and Psychoneuroendocrinoimmunology (PNEI): Enhanced T-Regulatory Lymphocyte Activity in Cancer Patients with Self-punishement, Evaluated by Rorschach Test”,  In Vivo January 2010 24:75-78

12 Lissoni P., Brivio F., Messina G., Fumagalli L., Rovelli F., “Principi di Psiconeuroendocrinoimmunologia clinica”,
Natur Editore, 2006

13 Lissoni P., Messina G., Bartolacelli E., Brivio F, Carta I. “Importance of the endocannabinoid system in the pa-
thogenesis of schizofrenia and cancer”, The Italian Journal of Psychiatry and Behavioural Sciences, 5: 64-69, 2006

14 Ursin H: “The psychology in psychoneuroendocrinology. Psychoneuroendocrinology” 23: 555-570,  1998.

15 Antoni MH: “Psychoneuroimmunology and psychoneuroimmunology of cancer : plausible mechanism worthpursuing ? Brain, behavior and immunity“. 17 : 84-91, 2003.

16  Lissoni P, Cangemi P, Pirato D, et al. “A review on cancer.Psychospiritual status interactions. Neuro E ndocrinol” Lett 2001;22(3):175-80.

17 Booth, RJ. 2002. “Psychospiritual healing and the immune system in cancer“. In Lewis, CE, O’Brien, RM,
Barraclough, J, eds. “The psychoimmunology of cancer”. Oxford, II ed, Oxford university press, pp.164-181

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