I benefici terapeutici dell’Aloe
Dal punto di vista botanico, l’aloe appartiene alla famiglia delle liliacee (Aloacee), la stessa di aglio e cipolla.
È chiamata anche Giglio del deserto e cresce spontaneamente in Sudafrica, Sudamerica e nelle regioni mediterranee. La grande capacità di trattenere acqua al proprio interno la rende resistente anche ai climi più aridi e caldi.
La parte dell’aloe usata come rimedio fitoterapico è il succo concentrato, della consistenza di un gel, ottenuto per incisione ed estrazione dalle foglie.
Il gel è formato per il 97% da acqua e per il restante 3% da principi attivi (almeno 160), raggruppabili in 3 macro-gruppi:
- zuccheri complessi (glucomannani), tra cui spicca l’acemannano, dotato di proprietà immunostimolanti;
- antrachinoni, presenti soprattutto nella buccia e responsabili dell’azione fortemente lassativa;
- micronutrienti (tra cui sali minerali, vitamine, amminoacidi, enzimi, saponine e lignine), con azione antinfiammatoria, analgesica, antimicotica e antiossidante.
I glucomannani sono polisaccaridi di glucosio e mannosio che, nella pianta, assolvono alla funzione di trattenere acqua. La loro presenza conferisce al succo di aloe proprietà idratanti e gastroprotettive.
Tra i glucomannani, il più attivo risulta essere l’acemannano, di cui Aloe arborescens è particolarmente ricca, che si ritiene agisca come immunostimolante. Secondo alcuni studi pare che aumenti fino a 10 volte
l’attività dei macrofagi.
Gli antrachinoni, invece, sono una famiglia di sostanze, tra cui l’emodina, l’aloina e l’acido aloetico, dotate di elevata attività lassativa. Agli antrachinoni si deve peraltro il sapore amaro dell’aloe.
Tra i sali minerali contenuti nel succo ricordiamo cromo, ferro, fosforo, magnesio, manganese, potassio, rame, selenio, sodio, zinco. Tra le vitamine presenti vi sono: A (beta-carotene), B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B3 (niacina), B6 (piridossina), B9 (acido folico), B12 (cianocobalamina), C (acido ascorbico), E (tocoferolo). Gli enzimi svolgono principalmente azione antinfiammatoria e favorente il processo digestivo: tra essi l’amilasi, la bradichinasi (antinfiammatorio), la carbossipeptidasi, la catalasi (antiossidante), la cellulasi (digestione della cellulosa e quindi delle fibre alimentari), la creatinafosfochinasi, la lipasi (digestione dei grassi), la proteasi (digestione delle proteine), la transaminasi. L’aloe contiene infine 9 amminoacidi essenziali, cioè che l’organismo umano non è in grado di produrre
autonomamente: isoleucina, leucina, lisina, metionina, fenilalanina, treonina, triptofano, valina, istidina.
VARIETÀ E USI
L’aloe è presente in almeno 350 varietà, ma le più note in campo terapeutico e cosmetico sono le seguenti:
- Barbadensis Miller (o aloe vera, la più conosciuta e utilizzata);
- Arborescens (più ricca in principi attivi rispetto all’Arborescens);
- Chinensis (la meno diffusa, originaria della Cina).
La prima ricerca scientifica moderna sulla pianta risale agli anni ‘30 dello scorso secolo. Nel 1934 venne pubblicato un lavoro di due medici americani, Collins padre e figlio, riguardante l’uso del gel a base di
aloe per il trattamento di una radiodermite grave, insorta in una donna in seguito al trattamento antitumorale con radioterapia.
I due medici avevano osservato una rapida risoluzione del prurito e delle lesioni. Una conferma dell’efficacia del trattamento arrivò qualche anno dopo, nel 1940, da parte di uno studio dell’Università della Virginia (condotto però su ratti, non su soggetti umani). Da lì prese il via una serie di studi per verificare l’efficacia dei preparati a base di aloe in una vastissima gamma di patologie:
- Uso topico: per il trattamento di: infiammazioni e dermatiti, escoriazioni e ferite, ulcere, prurito, punture di insetti, ustioni lievi e scottature solari, psoriasi, Herpes labialis, genitalis e zoster;
- Uso sistemico: con azione antiossidante, antibatterica, antivirale, immunomodulante (dalle malattie da raffreddamento a quelle autoimmunie), depurativa, lassativa e rigeneratrice della flora batterica intestinale, digestiva e protettiva della mucosa gastrica.
In linea generale, sulla base dei singoli lavori sperimentali e delle metanalisi pubblicate in decenni di ricerca, possiamo affermare che le ricerche più recenti sull’uso topico (dermatiti, ulcere, ustioni, Herpes zoster) sembrano confermarne l’efficacia.
UNO STUDIO SUI PAZIENTI ONCOLOGICI
Accanto a uno studio sull’efficacia dell’aloe in caso di danni cutanei causati dalla radioterapia, ne troviamo altri che invocano la necessità di ricerche più approfondite, soprattutto in vivo. Se l’utilizzo dell’aloe come unico rimedio nelle forme tumorali resta fortemente sconsigliato, ci sono studi interessanti sul suo utilizzo come coadiuvante delle terapie convenzionali. Per quanto riguarda l’effetto antitumorale citiamo l’unico studio sull’aloe in pazienti oncologici, a firma italiana, che è stato condotto presso l’Ospedale di Monza dal dott. Lissoni e collaboratori e che ha utilizzato il rimedio in 240 pazienti con tumori solidi metastatici.
I pazienti sono stati divisi in due gruppi: a uno è stata somministrata solo la cura chemioterapica, all’altro la cura chemioterapica con in contemporanea la cura con aloe. Il gruppo con aloe ha risposto in maniera più efficace alle terapie, sia in termini di controllo della progressione del tumore sia di sopravvivenza, valutata fino a 3 anni dopo il trattamento. In più, cosa tutt’altro che trascurabile, la chemioterapia è stata meglio tollerata nel gruppo dell’aloe, con effetti positivi sul dolore e sulle risposte immunitarie. Lo studio in questione, purtroppo, soffre di alcuni limiti, riconosciuti dagli stessi autori, tra cui il fatto che non sia stato condotto in doppio cieco e il numero relativamente limitato di pazienti, ma resta molto apprezzabile l’approccio scientifico al problema e la schietta e onesta disamina dei risultati, che ha portato a valutare aspetti spesso trascurati quali “la qualità di vita, almeno in termini di sollievo da astenia e stanchezza”.