sabato, Dicembre 21
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Nutrizione e integrazione alimentare nel paziente oncologico

Nutrizione e Oncologia

 

Tra le patologie cronico-degenerative, le diverse forme tumorali si rivelano di forte impatto socio-sanitario, essendo il cancro statisticamente la seconda causa di morte in Europa. E’ noto e comprovato che gli stili alimentari favoriscano lo sviluppo di malattie neoplastiche.
L’incidenza di alcuni tipi di tumore sembrerebbe essere legata più di altri ad uno stile alimentare sbagliato. Infatti il nostro stile alimentare può favorire lo sviluppo dei tumori ed è provato da numerosi studi scientifici. Un eccessivo uso di zuccheri, carne e cibi industrialmente raffinati aumentano il rischio di ammalarci, mentre cereali integrali e  verdure hanno un effetto preventivo e protettivo.

Purtroppo capita che taluni professionisti si preoccupino esclusivamente che i pazienti non perdano peso, in quanto i tumori in stadio avanzato tendono ad indebolire l’organismo consumando soprattutto il tessuto muscolare. Nell’illusione che mangiando muscoli i pazienti possano conservare i loro muscoli, molti ancora oggi raccomandano di mangiare carne, o prescrivono integratori proteici con aminoacidi ramificati, con il rischio di peggiorare le condizioni fisiologiche.
Un’ altra solida e confermata conoscenza è che chi è in sovrappeso si ammala di più di vari tipi di tumore e chi si è ammalato, se in sovrappeso, ha più difficoltà a guarire.

E’ quindi consigliabile mantenersi snelli o
assumere dei comportamenti alimentari per
perdere peso.
Ci sono sempre più indicazioni che il grasso
addominale sia il più pericoloso, piuttosto che
l’obesità complessiva. Anche i magri con la pancia
hanno un rischio di ammalarsi. Quindi è importante
diminuire la circonferenza della regione addominale di 80 – 88 cm nelle donne e 94 – 102 cm negli uomini.

Un eccesso di tessuto adiposo nell’addome determina, attraverso meccanismi complessi, un aumento dei livelli sierici di insulina, glucosio, fattori di crescita/infiammazione e, nelle donne, di ormoni sessuali. Si tratta di fattori che con diversi meccanismi stimolano la proliferazione cellulare.
Con l’intento di coadiuvare le terapie oncologiche è importante modificare le proprie abitudini alimentari evitando ad esempio cibi che aumentano la glicemia.

E’ importante tenere bassi i livelli glicemici per far sì che delle cellule normali non ne traggano un “vantaggio”.
Tenere bassa la glicemia, inoltre, aiuta a tener bassa l’insulina e quindi i fattori di crescita.
_ A tal proposito evitando le farine raffinate, il pane bianco, i dolciumi commerciali, le patate, il riso bianco, i fiocchi di mais, la frutta molto zuccherina si riducono le concentrazioni plasmatiche di tali fattori di crescita.

_Evitare inoltre lo zucchero, ancor più lo sciroppo di glucosio e fruttosio, e abituarsi progressivamente a gusti meno dolci.

_ Evitare i cibi ricchi di grassi saturi (carne rosse, salumi e formaggi), che oltre ad aumentare la glicemia, ostacolano il funzionamento dell’insulina perchè rendono le membrane cellulari più rigide e quindi rendono il recettore di membrana meno accessibile.

Oltre alla glicemia è opportuno tenere bassi i livelli di insulina e altri fattori di crescita.
_ Per raggiungere questi obiettivi è consigliabile evitare il latte in quanto la sua assunzione fa aumentare l’insulina anche se non fa salire la glicemia;
_ limitare i cibi molto ricchi di proteine, soprattutto proteine animali piuttosto che quelle vegetali (quest’ultime è indicato consumarle con moderazione). Infatti le proteine vegetali sono più povere di metionina, un aminoacido essenziale da cui i tumori sono dipendenti e che stimola particolarmnete la sintesi del fattore di crescita IGF-1.
Anche alcuni vegetali, tuttavia, sono piuttosto ricchi di metionina, come le noci del Brasile, il sesamo, i semi di girasole, la soia.
Per questi se ne consiglia un uso moderato in particolare per quanto riguarda la soia (e i suoi derivati) che contiene fitoestrogeni che possono in alcuni casi stimolare la crestita tumorale.
_ Infine, è consigliabile fare un uso oculato di tutti quegli alimenti che possono aumentare i livelli di infiammazione e i cibi ricchi di poliammine. Per questo si consiglia di evitare i cibi di origine animale in generale e cibi ad alto indice glicemico.
E’ preferibile quindi un consumo del pesce (possibilmente pesci di piccola taglia e giovani in modo da ridurre gli inquinanti ambientali in essi presenti), i cereali integrali e molti altri alimenti vegetali con proprietà anti-infiammatoria, in particolare quelli che contengono grassi omega-3 come i semi di lino e alcune erbe selvatiche; ma anche cipolle mele e in generale le verdure, con l’eccezione delle solanacee (pomodori, melanzane, peperoni) che è meglio evitare in quanto la solanina è noto avere proprietà pro-infiammatorie.

Per quanto riguarda le poliammine, sostanze indispensabili alla proliferazione cellulare, è consigliabile una cauta assunzione. Quindi è prudente evitare l’uso di agrumi (in particolari i succhi di arance), pomodori, melanzane, peperoni, kiwi e frutti tropicali.
Anche l’altra frutta contiene poliammine, ma in quantità minore ad eccezione dei frutti di bosco che ne contengono solo minime quantità.
Altre fonti importanti di poliammine sono i molluschi bivalvi, e la putrefazione intestinale delle proteine in chi ha una dieta ricca di cibi animali. Non sono stati fatti importanti studi clinici, ma poiché le cellule tumorali sono avidissime di poliammine pare logico ridurne il consumo.

Tutto ciò è possibile metterlo in pratica adottando un’alimentazione che non consenta alle cellule neoplastiche di proliferare ulteriormente, evitando cibi che contengono fattori di crescita associando cibi che intervengono nello stimolare il sistema immunitario. Può essere di aiuto inserire possibilmente una certa percentuale di cibi biologici certificati per diminuire il carico di residui chimici e conservanti contenuti negli alimenti convenzionali.

Pertanto è indicata una regolare assunzione di cereali antichi ed integrali come il riso integrale, il miglio, il farro, il kamut, l’avena ed il grano saraceno, tutte le verdure di stagione crude e/o cotte, dando preferenza a quelle crude e colorate (rosse, arancioni, gialle, verdi scure), con predilezione di verdure della famiglia delle crucifere, legumi di tutti i tipi come fagioli, lenticchie, ceci ma con moderazione e frutti di bosco per mantenere bassi in particolare i livelli di glicemia e fattori di crescita al fine di un miglioramento dello stato di salute e di benessere.

Questa alimentazione associata ad un’integrazione fitoterapica e di sostanze naturali della linea PNEI come magnolia, mirra e melatonina permette di raggiungere importanti obiettivi terapeutici e sviluppare la consapevolezza che oggi la lotta contro il tumore, oltre alle terapie convenzionali, passa anche attraverso questi adeguati supporti.

 

Dott. Daniele Pietrucci, Biologo Nutrizionista, spec. in Biochimica Clinica